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Giurisprudenza 20477/05 (27/11/2007)

Tipo: Sentenza

Autorità: Autorità europee: Corte europea dei diritti umani

Data: 27/11/2007

Oggetto: Libertà di espressione . La Corte, all’unanimità, ha concluso per la violazione dell’Articolo 10 (libertà di espressione e d’informazione) della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo a causa delle perquisizioni effettuate presso il domicilio e presso l’ufficio del ricorrente, giornalista professionista. Il ricorrente sosteneva in particolare che le perquisizioni e i prelievi effettuati sia a casa sia in ufficio avevano comportato violazione del suo diritto alla libertà di espressione. In questa causa, la Corte ha ritenuto che le perquisizioni di cui si discute si riassumevano in un’ ingerenza nel diritto alla libertà di espressione del ricorrente. Tale ingerenza era prevista dal codice di procedura penale belga e aveva come legittimo scopo la difesa dell’ordine pubblico e la prevenzione di reati, ma essa mirava altresì ad impedire la divulgazione di informazioni riservate nonché a proteggere l’altrui reputazione. In ordine alla questione di verificare se tale ingerenza era “necessaria in una società democratica”, la Corte ha rilevato soprattutto che al momento in cui le perquisizioni avrebbero avuto luogo, è evidente che il loro scopo era quello di scoprire la provenienza delle informazioni riportate dal ricorrente nei suoi articoli. Le misure di perquisizione colpivano dunque proprio l’ambito della protezione delle fonti giornalistiche. Al riguardo, la Corte ha sottolineato che il diritto dei giornalisti di tacere sulle loro fonti di informazione non potrebbe essere considerato un semplice privilegio da accordare o ritirare loro a seconda della liceità o meno delle fonti informative, ma un autentico attributo costitutivo del diritto all’informazione, da manovrare con la massima circospezione. Ciò vale ancor più nella fattispecie, ove il ricorrente era sospettato sulla base di vaghe dicerie non suffragate, come poi è stato confermato in seguito dal fatto che egli non fu incriminato. La Corte tiene conto del pari dell’ampiezza delle perquisizioni effettuate nella fattispecie. In conclusione, la Corte ritiene che pur ammettendo come “pertinenti” i motivi adottati dai giudici belgi, tali motivi non possono essere giudicati “sufficienti” per giustificare le denunciate perquisizioni.

Parti: Tillack c/ Belgio

Classificazione: Libertà - Art. 11 Libertà di espressione